L’ATP (acronimo di accertamento tecnico preventivo) è un iter cautelare il cui scopo è quello di individuare i motivi oggettivi tecnici che hanno provocato un vizio.
L’ordinamento giuridico italiano disciplina questo istituto all’articolo 696 del codice di procedura civile, poi integrato anche dalla legge n.80 del 2005.
La ragion d’essere dell’accertamento tecnico preventivo sta nella possibilità di concentrare tutti gli elementi probatori per evitare la dispersione spesso provocata da cambiamenti esterni col passare del tempo. Con l’ATP si mantiene la rilevanza delle prove raccolte al fine di renderle sempre e comunque valide in sede di giudizio per la tutela dei diritti lesi di un soggetto.
Per sapere tutto ciò che concerne l’argomento, proseguite la lettura di questo nostro approfondimento: vedremo i principali aspetti che riguardano l’ATP analizzando anche quelli più pratici.
Cos’è e quando si richiede un ATP
L’accertamento tecnico preventivo è un istituto giuridico che può essere richiesto dal giudice in virtù di situazioni e condizioni peculiari che si palesano in sede di giudizio. La legge ritiene che debbano esserci particolari condizioni di urgenza, al fine di indurre alla verifica dello stato dei luoghi e delle condizioni di oggetti che possono avere un ruolo rilevante all’interno del processo.
Proprio per la sua funzione, spesso l’ATP viene richiesto prima ancora che il processo abbia inizio. Così facendo si cerca anche di snellire un po’ la burocrazia italiana che nel campo della giustizia ha tempi lunghi, che non permettono di raggiungere un esito in brevi lassi di tempo.
Come si richiede un ATP?
Prima di avanzare una qualunque richiesta è importante che anzitutto vengano effettuate delle consultazioni con dei professionisti. Più precisamente per effettuare una valutazione circa la fondatezza della richiesta, le parti coinvolte dovrebbero nominare un proprio perito di parte che possa esprimersi a riguardo. Qualora anche il perito di parte ritenga esistano tutti i presupposti tecnici per poter procedere all’ATP, allora si parlerà di fondata richiesta e si proseguire in merito.
L’istanza di accertamento tecnico preventivo si presenta tramite ricorso depositato presso la cancelleria del giudice, ai sensi dell’articolo 693 del codice di procedura civile.
Valutato attentamente il contenuto del ricorso, il presidente del Tribunale fissa udienza di comparizione e assegna al richiedente un termine entro il quale notificare il medesimo ricorso alla controparte. Sempre in prima udienza saranno eventualmente sollevate le questioni di imprevedibilità o le eventuali contestazioni del caso. Se non vi sono nei all’interno del ricorso, il giudice prosegue con la nomina del CTU, consulente tecnico d’ufficio, che dovrà esperire l’ATP, e fissa udienza di comparizione delle parti. Nella fissata udienza, si stabiliranno tutti i quesiti a cui il CTU deve dare risposta e le parti avranno tutto il diritto di designare dal loro canto un CTP, consulente tecnico di parte, che possa tener traccia in maniera specifica di quanto stia avvenendo.
Prestato giuramento, il consulente tecnico d’ufficio procede con i rilievi del caso. Dopodiché sarà tenuto a redigere una relazione tecnica in cui spiegherà in modo dettagliato quanto rilevato in sede di sopralluogo, che si ricorda avviene in presenza dei consulenti tecnici di parte. La relazione viene depositata in cancelleria nel rispetto dei termini fissati dal giudice.
Per quanto riguarda il contenuto del ricorso per istanza di ATP: la richiesta presentata deve essere infatti dettagliata, completa, in quanto deve dare contezza al giudice del motivo per cui si effettua la richiesta e deve pertanto indurlo effettivamente all’accoglimento della richiesta. Un’istanza di ATP si fonda infatti su motivi specifici, soprattutto su quelli tecnici che si correlano ai danni patiti. Sempre all’interno del ricorso vanno riportate le motivazioni della domanda di merito.
Esempi di Accertamento Tecnico Preventivo
I casi in cui un accertamento tecnico preventivo è utile sono molteplici e riguardano tutti quei casi in cui serve salvaguardare le prove dal rischio di alterazione o di deperimento, o ancora per accertare i luoghi e le circostanze prima che le stesse vengano anche involontariamente modificate.
Sui generis si fa ricorso all’ATP in tutte quelle situazioni in cui si rende necessario intervenire con una certa urgenza alla individuazione degli elementi probatori utili ad un giudizio, in fatti illeciti o anche nelle obbligazioni contrattuali.
Si pensi ad esempio al caso in cui avvenga un infortunio su un cantiere per un lavoratore: essendo lo stato dei luoghi soggetto a mutamento proprio per la ratio del lavoro stesso, è opportuno fare tutte le rilevazioni del caso nel più breve tempo possibile. Diventa infatti indispensabile chiedere al giudice un accertamento tecnico preventivo affinché venga data la giusta luce ai fatti, prima che la conduzione e la qualità di fatti e cose possa cambiare. Da quanto appena detto viene spontaneo sostenere che l’accertamento tecnico preventivo sia uno strumento che fortifica la prova, spesso ancor prima dell’instaurando processo, anzi proprio in vista dello stesso. Dunque la sua diventa una finalità anche cognitiva, così come ha sottolineato una recente modifica della legge (con decreto legge n. 35 del 2005), per la quale l’esperto che effettua l’accertamento esprime un parere tecnico in qualunque situazione si manifesti, sia che si tratti di illecito contrattuale sia che si tratti di illecito extracontrattuale. In ogni caso l’ATP è lo strumento atto a favorire un appianamento dei dissidi tra le parti.
Per quanto il carattere di urgenza sia il primo principio di un ATP, non per forza deve essere elemento caratterizzante l’istanza presentata dalle parti. Stesso discorso vale anche per il cosiddetto periculum in mora: non per forza deve sussistere il pericolo che la situazione possa cambiare affinché si possa far valere il diritto di ATP.
Dunque per quanto appena detto è possibile fare una richiesta di consulenza tecnica preventiva per:
- responsabilità da difetti e vizi di un immobile
- fatto illecito
- danni provocati da allagamenti o infiltrazioni
- obbligazioni contrattuali (situazioni in cui non vi è né urgenza né pericolo di deterioramento)
Come tutelarsi durante un ATP e come contestare un ATP
Per quanto lineare e spedito come istituto giuridico, l’accertamento tecnico preventivo può essere nella pratica complesso ed insidioso. La normale prassi prevede infatti che data la sua portata oggettiva, non sia possibile sollevare delle mere contestazioni all’accertamento ma nel caso si voglia obiettare al contenuto delle risultanze peritali occorre andare a fondo. Certo, questo vuol dire anche correre il rischio che qualora si tratti di ricorso esperita dalla parte privata, possa essere disposto per cause di forza maggiore un nuovo accertamento tecnico preventivo (che potrebbe comunque ritrovarsi a condividere quanto già esperito nel primo elaborato peritale).
Ne consegue che ci vuole molta attenzione quando ci si addentra nella contestazione di un ATP per la tutela dei propri diritti. Per questo motivo l’istanza di contestazione del contenuto dell’accertamento tecnico preventivo deve sempre essere molto dettagliata ed esporre nei minimi particolari, ed in concreto, i motivi per i quali si ritiene che quanto esperito in sede di CTU non sia corretto o comunque corrispondente al vero.
In secondo luogo è altresì d’obbligo specificare che la parte che non contesta il contenuto dell’elaborato peritale, non potrà poi effettuare alcun tipo di obiezioni nel corso del successivo giudizio di merito. Le parti coinvolte dovranno riuscire nei termini perentori di 30 giorni dall’inizio del giudizio di merito a presentare dichiarazione scritta di dissenso.
Domande frequenti sugli ATP Accertamenti Tecnici Preventivi
L’ATP solleva spesso dubbi e quesiti su situazioni specifiche, vediamo insieme le principali domande che riguardano questo argomento.
Come si conclude un procedimento per ATP?
L’atp si conclude nel momento in cui il consulente tecnico d’ufficio designato deposta la sua relazione. Dopo questo frangente, al professionista spetterà la liquidazione del suo compenso. Si precisa che sul merito non potrà essere adottato nessun altro provvedimento. Qualora per qualunque motivo dovesse verificarsi un fatto che interrompa il procedimento (fatto che interessa le parti o eventualmente anche i difensori, tipo il decesso, la radiazione dall’albo e così via) il consulente designato ha il dovere di interrompere le operazioni peritali. Tutto quanto raccolto fino a quel momento andrà rimesso al giudice per evitare che i sopravvenuti eventi diventano ostativi per la prosecuzione di ogni altra attività processuale.
Quanto dura un ATP?
Per quanto attiene alla durata di un accertamento tecnico preventivo, esso può variare a seconda della situazione. La complessità del caso, la rapidità del tribunale, la data di prima udienza, sono tutte componenti che vanno ad incidere sui tempi entro i quali il CTU deposita la sua relazione. Sicuramente è l’essenza del caso stesso ad essere il principale motivo di durata di sopralluoghi e rilievi tecnici, perché ogni situazione ha le sue complessità e il consulente d’ufficio deve tenerne conto.
Ad ogni modo, anche quando il caso è molto complesso, sarebbe importante che non ci sia un ritardo eccessivo per il deposito della perizia, anche perché uno degli scopi dell’ATP è proprio velocizzare il processo.
Quanto costa un ATP?
La nota dolente dell’accertamento tecnico preventivo risiede nel suo costo. Ovviamente non c’è un valore fisso in quanto muta a seconda dell’entità della controversia. Non ci sono solo i costi delle competenze professionali da affrontare, ma anche i costi legati alla richiesta (ad esempio si paga il contributo unificato variabile che di solito cambia a seconda del valore della controversia). Dopo avere affrontato i costi legati all’inizio del procedimento saranno da affrontare anche quelli inerenti la notifica del ricorso e del decreto alla controparte.
Altro costo che va poi tenuto in considerazione è quello concernente le spettanze professionali del consulente nominato dal giudice. L’importo varia molto a seconda della situazione: ad esempio perizie che hanno ad oggetto danni da infiltrazioni vanno dai 500 ai mille euro, mentre elaborati che riguardano interi fabbricato possono anche superare i 3 mila euro. Il quarto costo è solo eventuale ma ugualmente da considerare ovvero il pagamento del consulente tecnico di parte se nominato: per quanto se ne possa fare a meno, essendo l’ATP un accertamento tecnico si ritiene opportuno consigliare la nomina di un professionista di parte.
Chi paga le spese di un ATP?
Alla domanda chi paga le spese dell’accertamento tecnico preventivo, la risposta è ovvia: la spesa viene affrontata da colui che richiede l’accertamento e verranno tenute in considerazione anche durante l’eventuale giudizio di merito, laddove l’accertamento effettuato venga annotato come spesa giudiziale. Al termine del giudizio, la stessa, salva l’ipotesi di compensazione, sarà poi accusata a carico del soccombente.
Qual è il valore probatorio di un ATP?
In ultimo ma non per importanza ricordiamo che l’art. 698 del codice di procedura civile specifica quale sia il valore probatorio dell’accertamento tecnico preventivo. Ebbene esso ha la medesima valenza probatoria degli strumenti istruttori che di solito si acquisiscono durante un giudizio. Anzi a tal proposito bisogna evidenziare che sono molti i casi giuridici in cui un accertamento tecnico preventivo prende il sopravvento su altre prove raccolte, tanto da essere spunto di riflessione per la decisione finale del giudice: la sentenza viene spesso posta in essere sulla base delle risultanze della consulenza tecnica preventiva.
Relazione tra ATP e conciliazione
Si precisa che lo scopo principale di una consulenza tecnica preventiva è favorire la conciliazione delle parti. Sara proprio il CTU, con il suo elaborato peritale a gettare le basi per portare ad una rapida risoluzione della controversia. Può infatti effettuare delle proposte atte a contemperare anche i contrapposti interessi.
Immagine di copertina di Mohammad Danish